Il nome Vocoder deriva da VOice CODER, uno strumento capace di fornire ad una sorgente detta modulante le caratteristiche timbriche di un’altra sorgente (suono, forma d’onda) detta portante, o carrier. Molto diffusa l’applicazione sulle parti vocali, carino anche il risultato ottenibile processando i loop percussivi. Il Vocoder è una sorta di “sintesi incrociata tra due timbri”, oppure, ancor più semplicemente come “uno strumento che parla”, anche se alla base vi è un concetto un po’ più complesso. Spesso confuso con altri effetti, in questo articolo Federico Simonazzi vi parla della storia, di come funziona e degli artisti che hanno utilizzato il Vocoder.
Nato nel 1985 come successore del Juno-60, dal quale ha ereditato il motore di sintesi, il Roland Juno-106 è un synth analogico a tastiera (61 tasti) con oscillatori controllati in digitale, dal suono “pieno” e “caldo”. L'interfaccia di controllo include numerosi slider, ed è stato uno dei primi synth a implementare lo standard MIDI, includendo pitch/mod wheel, dumping delle patch e programmazione tramite Sysex. La polifonia del synth è di 6 voci, e può memorizzare fino a 128 patch.
Il Roland JX-3P è un synth analogico con oscillatori controllati in digitale e un sequencer polifonico a 16 step con salvataggio su nastro. Nato nel 1983, il JX-3P dispone di tastiera a 61 tasti e polifonia di 6 note, con due DCO per voce. 3P sta per: Programmable, Preset e Polyphonic. Il JX-3P è stato il primo synth Roland a implementare il protocollo MIDI, limitato però solo alle informazioni di note on/note off.