Croce e delizia di molti “Producer” nell’ambito della musica prodotta elettronicamente e in particolar modo nel mondo EDM e nell’universo DJ è senza dubbio la teoria musicale. Molti sostengono di suonare ad orecchio, inconsapevoli che tal affermazione porti spesso l’interlocutore più preparato sull’argomento a pensare che chi si ha di fronte nulla conosca sulla materia. L’orecchio assoluto e l’orecchio relativo si sviluppano e si coltivano con un allenamento costante, il cosiddetto Ear Training (clicca qui per l’acquisto su Amazon di un libro/CD dedicato). L’abbattimento dei filtri che in passato delimitavano l’accesso alla pubblicazione dei brani, dalla selezione da parte delle case discografiche ad un confronto con i colleghi e addetti ai lavori e ai loro feedback genuini, ha fatto si che anche in commercio sui principali portatili di vendita sia sempre più facile imbattersi in brani “stonati”. Questo problema viene percepito in modo più evidente nei brani dove si impiegano parti vocali, in particolare “a cappella”, sample o loop audio anche strumentali. Proprio all’intonazione della voce su una specifica scala ho dedicato questo tutorial tramesso in diretta sul mio profilo Facebook (clicca qui per aggiungerti; clicca invece qui per seguire la pagina Facebook della mia attività).
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Da decenni esistono strumenti per la correzione dell’intonazione, il primo a fare breccia nel mondo della produzione musicale fu l’Auto-Tune della Antares Tech (clicca qui per alcuni miei articoli dedicati: dalla recensione dell’hardware alla più recente versione per la piattaforma DSP UAD), con il quale dalla fine degli anni ‘90 ad oggi sono state processate numerose hit commerciali. Uno dei più apprezzati attualmente in circolazione è Melodyne, sviluppato dell’azienda Tedesca Celemony (clicca qui per leggere alcuni miei articoli), che si spinge oltre alla semplice correzione dell’intonazione di una melodia monofonica in quanto permette di operare su materiale polifonico, quindi di arrivare ad estrapolare le singole note che compongono un accordo consentendo un editing dettagliato non solo ai fini dell’intonazione, ma anche a scopo creativo modificando radicalmente anche gli accordi presenti in una traccia audio. In pratica analizzato il materiale audio, questo viene rappresentato e diventa modificabile nello stesso modo in cui siamo soliti operare sulle note MIDI all’interno di una finestra piano roll di un sequencer. Ne esistono ovviamente altri in formato plug-in, dal Waves Tune al modulo dedicato nella suite di editing vocale Nectar della iZotope (clicca qui per leggere l’articolo dedicato), e negli ultimi anni queste funzioni di correzione dell’intonazione sono state integrate direttamente nei software DAW, dall’ottimo Flex Pitch di Logic Pro X al VariAudio di Cubase Pro.
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SUGGERIMENTI
Senza addentrarci nell’armonia in quanto è richiesto lo studio della materia, dobbiamo almeno preoccuparci di far rispettare una scala univoca alle varie parti melodiche che compongono il nostro brano, quindi scegliere la tonica (la prima nota della scala, o meglio il primo grado) e la tipologia della scala, scegliendo, ad esempio, tra minore e maggiore. Per ulteriori informazioni sulle scale maggiore e minore, sugli intervalli e altre nozioni basilari di teoria musicale: clicca qui per leggere un mio articolo dedicato. Se invece vuoi approfondire l’argomento e apprendere i rudimenti di armonia, puoi partecipare al nostro Corso Avanzato Music & Tech (clicca qui per info), oppure a lezioni individuali mirate (clicca qui per info). Scopri anche l’offerta “Bundle Corsi Producer”: clicca qui per info sui 10 giorni di corso in studio di registrazione.
IN TRE SEMPLICI PASSI
A) Selezionare una scala per il brano
B) Fare in modo che tutti gli strumenti che suoneranno una melodia rispettino le note presenti nella scala prescelta
C) Processare la voce mediante i tool suggeriti in precedenza affinché anch’essa rispetti la scala ed intervenire sui settaggi per evitare, oppure accentuare gli artefatti a seconda delle esigenze artistiche.
NB: Quando detto al punto “C” va applicato anche a tutti i sample audio “melodici” (loop, arpeggi, riff, giri di basso o melodie) che utilizzerai all’interno del progetto.
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CONCLUSIONI
Spesso per lavoro mi trovo a dover valutare produzioni, remix, brani e ultimamente, a causa dell’ampia diffusione dei software di produzione, i cosiddetti DAW, la qualità “musicale” del materiale circolante ha subito un drastico calo. Badate bene, per “qualità” non intendo l’eccellenza, l’uso di progressioni armoniche ricercate o di modulazioni, ma quel poco che basta ed è necessario in un progetto di musica elettronica “commerciale”. Non vi nascondo che spesso, ascoltando un progetto composto anche di sole 3 parti melodiche oltre la sezione ritmica, mi è capitato di sentir suonare ben 3 “scale” diverse dai rispettivi strumenti che le riproducevano: cacofonia pura! La gravità di questa mancanza va ben oltre l’aspetto puramente teorico, dato che il conoscere la teoria, o almeno i rudimenti di armonia gioverebbe a tutte le fasi di produzione musicale, perché non dobbiamo dimenticarci che: “un buon mixaggio comincia dall’arrangiamento”. Chi ha frequentato uno dei miei corsi, o qualsiasi altro corso di produzione musicale, di mixaggio, o dedicato all’audio associato al mondo della produzione musicale avrà avuto modo di comprendere la distribuzione in frequenza delle varie note e, quindi, di quanto sia importante arrangiare debitamente un brano per riempire adeguatamente lo spettro di frequenza.
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